Libertinismo in pillole

Arcangela Tarabotti, femminista ante-litteram

libertinismo in pillole

Arcangela Tarabotti, femminista ante-litteram

Dal monastero di S. Anna, la voce limpida di una donna non comune, monaca per costrizione, anticipatrice del femminismo. 

Riconoscete questo chiostro veneziano? Si trova nell’ex monastero di S. Anna, ai bordi della città, peraltro teatro all’inizio del ‘600 di uno scandalo sessuale che riguardò una decina di “monachini” (così venivano chiamati gli amanti delle monache). L’aspetto risale al restauro del ‘700 ma il luogo è quello in cui Arcangela Tarabotti, al secolo Elena Cassandra, fu destinata a trascorrere la vita. Nata nel 1604, entrò in monastero all’età di 13 anni, e qui visse sino alla morte, nel 1652. Dotata di intelligenza vivacissima, Arcangela Tarabotti scrisse vari libri come “La tirannia paterna” (edito col titolo “La semplicità ingannata”) e “L’inferno monacale”, in cui denunciò con forza la condizione esistenziale delle monache forzate. Con i suoi testi, la Tarabotti divenne di fatto la voce di tante consorelle entrate in convento con l’inganno della famiglia. Testi di denuncia e di attacco, contro le autorità religiose e politiche, contro la società e il potere dei maschi, contro un certo tipo di famiglia responsabile dei mille soprusi che le donne, monache o sposate, dovevano subire.
La sua ultima opera, “Che le donne siano della stessa specie degli uomini – difesa della donna”, è tesa a dimostrare la parità tra uomo e donna davanti a Dio, scritta in risposta ad un trattato che sosteneva che le donne non avessero un’anima. Oggi è giustamente considerata un’anticipatrice del femminismo.

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